The Office

The Office

Ebbene sì anche gli impiegati di un banale ufficio che vende dei banali fogli di carta possono diventare protagonisti di una sitcom destinata alla grandezza: The Office è il classico...

Ebbene sì, anche gli impiegati di un banale ufficio che vende dei banali fogli di carta possono diventare protagonisti di una sitcom destinata alla grandezza: The Office è il classico esempio di come sia sufficiente un’idea semplice e ben sviluppata per far ridere di gusto.

Senza particolari forzature nella scenografia, senza voler impartire alcuna lezione etica, senza la ricerca forsennata delle battute ad effetto. E senza neanche le classiche risatine di sottofondo inserite ad hoc per convincere lo spettatore che una determinata scena sia effettivamente comica.

Pur essendo una serie conclusa nel 2013, The Office ha conosciuto un improvviso slancio di popolarità negli ultimi anni, complice la diffusione sui Social Media di numerosi meme che vedono protagonista Michael Scott, personaggio principale della serie, ed alcune delle sue memorabili perle di lucida demenzialità.

Se prima di iniziare la serie vuoi saperne qualcosa in più, ma senza avere anticipazioni che possano rovinarti la visione, sei nel posto giusto. Qui troverai trama, recensione e curiosità senza spoiler.

The Office

Genere:
Comedy Comedy
Sensazioni:
Irriverenza Irriverenza Divertimento Divertimento
Su:
netflix prime-video now-tv
Cast:
Michael Scott
Steve Carell
Jim Halpert
John Krasinski
Dwight Schrute
Rainn Wilson
Pam Beesly
Jenna Fischer
Angela Martin
Angela Kinsey
Ryan Howard
B. J. Novak
Jan Levinson
Melora Hardin
Kevin Malone
Brian Baumgartner
Oscar Martinez
Oscar Nunez
Phyllis Vance
Phyllis Smith
Toby Flenderson
Paul Lieberstein
Pubblicato il: 18/04/2022
Aggiornato il: 09/06/2024

THE OFFICE - TRAMA SENZA SPOILER

Metti una cittadina piuttosto insignificante come quella di Scranton, in Pennsylvania. Aggiungi un ufficio che si occupa di un’attività come se ne vedono tante altre in giro, per esempio la vendita di fogli di carta. Cosa potrebbe mai rendere divertente una trama con queste premesse?

La risposta è abbastanza intuitiva: gli impiegati.

The Office racconta le bizzarre vicende dei dipendenti e soprattutto del manager che gestisce la piccola sede di Scranton della Dunder Mifflin, un’importante azienda cartiera.

L’indiscusso protagonista è l’eccentrico ed egocentrico Michael Scott, direttore della filiale dai modi grotteschi e puntualmente inappropriati, invadente e narcisista, che non perde occasione di mettere in imbarazzo tutti i suoi dipendenti e di porsi al centro dell’attenzione.

Attraverso i suoi goffi e ripetuti tentativi di ricercare a tutti i costi l’approvazione del personale, Michael si renderà spesso artefice di battute infelici politicamente scorrette (anche a sfondo razzista e sessista) e si farà promotore di strampalate iniziative per incrementare le vendite, migliorare l’umore del personale e perseguire altri improbabili obiettivi aziendali.

Dipendenti che, dal canto loro, saranno costretti ad assecondare, anche con una certa insofferenza, le assurde idee e i discutibili scherzi del proprio capo.

L’unico all’interno dell’ufficio che appoggerà in maniera convinta le follie dell’istrionico Michael sarà Dwight Schrute, il venditore più produttivo dell’ufficio nonché convinto aziendalista e, nel tempo libero, fiero proprietario di un terreno di barbabietole.

In generale, Dwight è ligio al dovere, alle regole e alle gerarchie in modo maniacale e sostiene Michael in (quasi) tutto quello che fa perché rivendica l’importanza dei ruoli. Ma soprattutto perché ambisce ad esserne il futuro sostituto.

Si può definire come il più classico dei leccapiedi e come tale sarà oggetto di scherno dei suoi colleghi, in particolare di Jim Halpert.

Jim è un tipo sveglio. Oltre ad essere un brillante venditore, è l’anima goliardica e assennata dell’ufficio.

Incoraggerà, anzi, cavalcherà tutte le stravaganze promosse da Michael e Dwight. Un po’ per prenderli in giro, un po’ per assecondare quella sincera curiosità di capire fin dove questi due bizzarri personaggi saranno in grado di spingersi.

La sua principale complice all’interno dell’ufficio sarà Pam Beesly, la riservata e intelligente receptionist con la quale è legato da un rapporto ambiguo tra amicizia ed un sentimento inconfessabile, in quanto quest'ultima fidanzata con Roy, uno degli addetti al magazzino.

Ricapitolando: un manager fuori dal comune che vive in un mondo tutto suo, il ruffiano aziendalista con ambizioni di comando e il loquace venditore che flirta con la timida segretaria.

Ma, ovviamente, in una serie come questa non potevano mancare altre figure piuttosto ricorrenti all’interno degli uffici: lo scansafatiche (Stanley), l’incompetente (Kevin), la fredda contabile incapace di esprimere emozioni umane (Angela), l’impiegata dal carattere frivolo (Kelly), lo snob (Oscar), la venditrice opportunista (Phyllis), il tirocinante convinto di essere migliore degli altri (Ryan), il parassita (Creed) e altri personaggi che incarnano a pieno alcuni stereotipi degli impiegati di un qualunque ufficio.

Tuttavia, l’aspetto ironico non è tanto legato all’esasperazione di questi luoghi comuni.

La trama, infatti, se ne serve in maniera marginale e le situation comedy sono incentrate soprattutto sui risvolti inappropriati e demenziali di una quotidianità lavorativa in cui è facile potersi rispecchiare.

Si ride per le bizzarre riunioni in sala conferenze (luogo in cui Michael darà il meglio di sé, o il peggio, dipende dai punti di vista), le pause caffè e le feste in ufficio, così come per situazioni che teoricamente sarebbero tutt’altro che divertenti come quella di un manager alle prese con i tagli del personale o quando l’azienda rischia il fallimento.

In altre parole, The Office dissacra l'aziendalismo che si respira all’interno degli uffici mettendolo faccia a faccia con le sue conseguenze più estreme e involontarie: Michael Scott.

Questa sitcom, infatti, seppur con un approccio leggero e intenzionalmente demenziale, mette a nudo il lato più assurdo di quegli schemi comportamentali che vengono condivisi in quasi tutti i luoghi di lavoro.

Schemi che dovrebbero conferire un alone di serietà alle aziende, ma che spesso sono destinati a diventare una parodia.

THE OFFICE - RECENSIONE SENZA SPOILER

Quelli bravi definiscono The Office un mockumentary, ovvero un finto documentario in cui i personaggi sono ripresi da una finta troupe televisiva.

I protagonisti, infatti, vengono seguiti per tutto il tempo dalle telecamere che li filmano durante la giornata lavorativa e nella sfera privata.

Per questo motivo, quando inizi The Office avrai quasi la sensazione di guardare un documentario.

Gli zoom improvvisi senza stacchi di camera, il montaggio, le interviste dei personaggi davanti alla telecamera ricordano le cifre stilistiche tipiche di un reportage giornalistico quasi amatoriale.

Per quanto riguarda lo stile di comicità, la serie non prevede alcun tipo di compromesso: o la ami, o la odi.

Propone un’ironia incentrata sulla demenzialità, anche se palesa una ricercatezza di fondo che può sfuggire ad un occhio poco attento.

Un esempio sono gli esilaranti e quasi deliranti monologhi di Michael, scritti in maniera esemplare al punto da lasciare lo spettatore in uno stato di incredulità per quanto comici e al tempo stesso imbarazzanti.

Senz'altro la personalità di Michael uno dei temi più spassosi, ma anche più affascinanti e controversi di tutta la serie.

Michael che dedica la sua vita esclusivamente all’ufficio. Che diventa manager, nonostante una palese inadeguatezza, grazie alla sua totale dedizione al lavoro. Dedizione che, stagione dopo stagione, apparirà sempre di più come un grido di solitudine quando emergeranno dettagli sulla sua vita privata e sul suo passato.

In questo senso, la bravura degli sceneggiatori è stata quella di non far pesare questa vena malinconica sulla chiave ironica del personaggio.

Lo spettatore continuerà a ridere senza sentirsi in colpa. Anzi, riderà ancora di più quasi per ricompensare Michael di tutte le lacune che sono alla base delle sue discutibili iniziative.

Ad ogni modo, The Office è una serie degna di essere vista soprattutto perché c’è Michael Scott (magistralmente interpretato da Steve Carell).

È lui l’elemento di rottura rispetto al racconto e tutte le altre sitcom.

Il cosiddetto valore aggiunto.

Ed il suo atteggiamento quasi da ragazzino che si destreggia nel serioso mondo degli adulti fatto di profitto, bonifici e licenziamenti ricorda un po’ quello di un moderno Peter Pan in giacca e cravatta che deve vedersela con un nemico meno teatrale di Capitan Uncino, ma altrettanto insidioso: la noiosa e alienante routine della vita d’ufficio.

THE OFFICE - CURIOSITÀ SENZA SPOILER

  1. The Office nasce come remake in salsa statunitense dell’omonima serie andata in onda in Gran Bretagna tra il 2001 ed il 2003 con protagonista l’attore britannico Ricky Gervais nei panni di David Brent. Lo stesso Gervais risulta tra i produttori esecutivi della serie e sarà protagonista di un esilarante cameo all’inizio del quattordicesimo episodio della settima stagione (The Seminar) in cui avverrà il leggendario incontro tra David Brent e Michael Scott.
  2. Non solo Gervais. Sono diverse le guest stars che hanno prestato il loro volto a questa esilarante sitcom: Jim Carrey, Amy Adams, James Spader, Will Arnett (tra le varie cose, voce di Bojack Horseman), Joan Cusack, Kathy Bates, Will Ferrell e altri personaggi dello show business americano. In occasione della quattordicesima puntata della quinta stagione (A Stress Relief pt.1), Andy Bernard, un personaggio che entrerà nella serie a partire dalla terza stagione interpretato da Ed Helms, guarderà sullo schermo del proprio pc un film (ovviamente finto) i cui protagonisti sono Jessica Alba e Jack Black.
  3. Oltre ai camei, The Office può vantare prestigiose collaborazioni anche per quanto riguarda la regia di alcuni episodi. Su tutte, quella di Bryan Cranston, protagonista di Breaking Bad, che ha diretto Work Bus, la quarta puntata della nona stagione in cui gli impiegati della Dunder Mifflin saranno costretti a lavorare in un autobus a causa dell’impraticabilità dell’ufficio. Non è da meno la collaborazione di J.J. Abrams (Lost), regista del diciottesimo episodio della terza stagione intitolato Cocktail Party in cui Michael, Dwight e Jim parteciperanno ad un raffinato evento aziendale dai risvolti piuttosto imprevedibili.
  4. Ci sono numerose curiosità inerenti ai protagonisti della serie. Per esempio, Rainn Wilson - l’attore che interpreta Dwight Schrute - si presentò alle audizioni per interpretare un altro personaggio: un certo Michael Scott.
  5. Oppure l’aneddoto del parrucchino di John Krasinski - alias Jim Halpert - durante le riprese della terza stagione. L’attore, infatti, negli ultimi sei episodi ha dovuto indossare i capelli finti perché costretto a rasarsi a zero per interpretare il ruolo di un giocatore di baseball degli anni '20 nel film Leatherheads. Lo stesso Krasinski ha girato alcuni spezzoni della città di Scranton utilizzati nella sigla iniziale.
  6. Phyllis e Angela si chiamano così anche nella vita reale (cambiano i cognomi) ed entrambe le attrici hanno una storia curiosa dietro alla partecipazione nella serie. Angela, infatti, quando partecipò ai cast era un’operatrice telefonica per uno studio dentistico. Phyllis, invece, lavorava come assistente del direttore del casting prima di essere selezionata dai produttori per interpretare il ruolo della venditrice apparentemente docile ma opportunista della Dunder Mifflin.
  7. La moglie di Steve Carell, Nancy Carell, ha partecipato alla serie nei panni di Carol, un’agente immobiliare il cui percorso incrocerà, manco a dirlo, quello di Michael Scott.
  8. Steve Carell in un’intervista ha dichiarato di non aver mai visto la versione britannica dello show per non essere influenzato dall’interpretazione che Gervais ha riservato a David Brent.
  9. Seppur fosse prevista la realizzazione di due spin-off dedicati ai personaggi di Andy e Dwight, i rispettivi progetti non sono mai stati realizzati. In compenso, è possibile trovare su internet alcuni “webisodi” extra con protagonisti i personaggi della serie.
  10. Inizialmente la sitcom doveva chiamarsi The American Workplace, probabilmente per conferire alla serie una sua identità distinta e precisa rispetto alla versione britannica.

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