Strappare lungo i bordi

Strappare lungo i bordi

Spassosa disincantata e brillante: Strappare lungo i bordi è una serie semplicemente stupenda e chiunque ti abbia consigliato di vederla è una persona che senz’altro ti vuole bene.

Partorita dalla geniale...

Spassosa, disincantata e brillante: Strappare lungo i bordi è una serie semplicemente stupenda e chiunque ti abbia consigliato di vederla è una persona che senz’altro ti vuole bene.

Partorita dalla geniale matita di Zerocalcare, questa serie animata autobiografica racconta con ironia, irriverenza e straordinaria lucidità tutto il senso di inadeguatezza e disagio sociale di chi si trova alle prese con la ricerca di un posto nel mondo.

La serie fa ridere. Molto ridere, a dir la verità, ma fa anche riflettere ed emozionare con picchi così alti e improvvisi da lasciarti di stucco.

Ogni puntata è breve, estremamente ritmata, e questo contribuisce a rendere la visione molto godibile.

Se vuoi saperne di più prima di iniziarla, ma senza avere indesiderate anticipazioni, qui troverai trama, recensione e curiosità rigorosamente a prova di spoiler.

Strappare lungo i bordi

Genere:
Comedy Comedy
Sensazioni:
Irriverenza Irriverenza Emozione Emozione Divertimento Divertimento
Su:
netflix
Cast:
Voce narrante
Zerocalcare
Armadillo
Valerio Mastandrea
Pubblicato il: 13/09/2022
Aggiornato il: 04/06/2024

STRAPPARE LUNGO I BORDI - TRAMA SENZA SPOILER

Strappare lungo i bordi non ha una vera e propria trama. O meglio, la storia rimane sullo sfondo e va avanti a piccoli passi puntata dopo puntata. Il racconto è incentrato perlopiù sul flusso di pensieri di Zero, il protagonista della serie - nonché alter ego di Zerocalcare - che parla direttamente allo spettatore.

Dopo una brevissima panoramica delle strade di Roma, infatti, Zero palesa subito le sue intenzioni iniziando a parlare di getto praticamente di tutto.

E ascoltarlo è appassionante, proprio come ascoltare un amico particolarmente intelligente e simpatico che freme dalla voglia di sfogarsi.

Sin dalla prima sequenza, infatti, si viene trascinati dalla irrefrenabile smania del protagonista di raccontarsi. E soprattutto di raccontare, con estrema autoironia, il suo disagio esistenziale.

Disagio che si esprime in diversi aspetti del suo vivere quotidiano e che Zero sembra voler esorcizzare parlandone apertamente, senza alcun freno.

Importanti o irrilevanti che siano: dalle paranoie dietro la scelta di una semplice pizza da ordinare al rapporto con la scuola e la famiglia fino alla ricerca di un posto nel mondo, la vera chiave di questa serie.

Ma tra i vari argomenti, Zero sceglie di aprire il suo monologo parlando dell’argomento per antonomasia legato all’inadeguatezza umana: l’amore.

Precisamente dal primo incontro con Alice, una ragazza conosciuta in occasione di un concerto punk nell’estate del 2001 grazie alla sua amica di sempre, Sarah.

Per Zero, Alice rappresenta il classico amore a prima vista.

Nonostante l’interesse reciproco, questa situazione viene percepita dal protagonista come un qualcosa di destabilizzante e spaventoso. Da gestire sapientemente, ma che sembra destinata a restare paralizzata a causa di questo atteggiamento remissivo indotto dalla propria coscienza, allegoricamente e simpaticamente rappresentata da un armadillo.

È soltanto il primo di tanti aneddoti personali tra passato e presente che mostreranno le paranoie e l’attitudine caratteriale di Zero intento a soppesare ogni scelta in maniera spasmodica.

La serie andrà avanti con episodi inerenti agli anni della scuola in cui Zero vedrà le proprie certezze crollare improvvisamente. I lavoretti per tirare avanti. Qualche altra situazione inerente ad Alice che affronterà nel corso degli anni.

Lungo tutta la serie, Zero parte spesso dal racconto di esperienze personali fino ad arrivare a riflessioni dissacranti e disincantate su se stesso e sui protocolli dell’interazione sociale.

Esilaranti i racconti su Secco, suo amico di una vita che approccia la vita nel modo esattamente opposto al suo e che sembra risolvere tutte le questioni con una semplice domanda: “Annamo a pijà er gelato?".

Così come le appassionanti discussioni con Sarah, altra sua amica di sempre e docente precaria in attesa di una cattedra, che riuscirà quasi sempre a smontare l’apparente impianto razionale dei deliri paranoici di Zerocalcare.

In estrema sintesi, la trama di Strappare lungo i bordi è un frullato di aneddoti e pensieri personali di Zero, magistralmente accompagnati da illustrazioni allegoriche che fanno scompisciare dal ridere, intermezzati da piccole parentesi disseminate lungo tutti gli episodi che alludono ad una faccenda importante che il protagonista è chiamato ad affrontare.

STRAPPARE LUNGO I BORDI - RECENSIONE SENZA SPOILER

Strappare lungo i bordi è una serie di rara intelligenza e profondità. Riesce a coniugare un approccio fintamente fancazzista, che sembra non prendersi troppo sul serio, con uno spessore intellettuale degno di un’opera letteraria di Italo Svevo o James Joyce.

Attraverso uno stile confidenziale, quasi intimo, affronta tematiche estremamente impegnative senza far sentirne il peso allo spettatore.

Un po’ come una buona madre che per far mangiare i broccoli al figlio li taglia a piccoli pezzetti e li sparge sopra ad una fetta di pizza, magari nascondendoli dietro la mozzarella.

Così come Bojack Horseman, anche Strappare lungo i bordi è una serie esistenzialista che si affida all’animazione per perseguire ambizioni narrative molto ricercate. E lo fa attraverso un linguaggio leggero, facilmente digeribile.

Tuttavia a differenza di Bojack Horseman che è una vera e propria maratona che rimanda a riflessioni sul significato della vita tramite le vicende del protagonista ed i suoi percorsi interiori, disseminando di qua e di là interrogativi su concetti come ansia esistenziale e felicità, Strappare lungo i bordi è paragonabile ai 100 metri piani dell’introspezione umana.

Adotta un approccio pop, di facile fruizione, che la rende una serie tv vincente e pienamente apprezzabile anche da un pubblico molto giovane.

La serie fa anche denuncia sociale. Senza isteria o pretesa di avere la verità in tasca, ma sottolineando l’assurdità di alcuni meccanismi e paradigmi sociali delegando allo sguardo analitico di Zerocalcare il compito di dissacrare ciò che viene comunemente accettato senza particolari interrogativi.

A partire dal modello educativo dominante: un sistema che seduce e abbandona. E che non si limita all’istruzione scolastica, ma ai valori pedagogici inculcati nella generazione degli anni ‘80 secondo cui sarebbe stato sufficiente fare le cose nel modo “giusto” per realizzarsi.

Da questo punto di vista, quella di Strappare lungo i bordi ricorda un po’ l’intenzione di Another Brick in the Wall dei Pink Floyd. Con una piccola grande differenza: in questo caso tutti sono vittima del conformismo, più che complici.

Anche gli insegnanti.

In generale, ne viene fuori una prospettiva in cui dubitare di tutto rappresenta per Zerocalcare l’unico meccanismo possibile di autodifesa dall’omologazione acritica agli schemi. Anche se il prezzo di questa libertà gli costerà spesso una inettitudine alla vita che la sua stessa coscienza, rappresentata da un armadillo, gli farà notare spesso con tono di scherno.

Tutto questo, però, non deve mettere in secondo piano uno dei principali punti di forza della serie: è molto divertente. Fa sganasciare dal ridere.

Si ride per un’ironia intelligente. Brillante. Un sarcasmo che ricorda un po’ quello nevrotico e autocommiserativo di Woody Allen, ma con riferimenti più attuali, condito con l’utilizzo massiccio di archetipi esasperati fino all’inverosimile.

In definitiva, Strappare lungo i bordi affronta diverse tematiche a briglia sciolta.

Ma parla soprattutto di quanto sia complessa l’esistenza umana. E che per quanto si possano fare tutte le cose nel modo giusto, quel libretto delle istruzioni che qualcuno ci spaccia come tale sin da quando veniamo al mondo è soltanto una falsa promessa di felicità.

Perché quei bordi tratteggiati lungo i quali veniamo invitati a strappare con cautela per ritagliarci un nostro posto nel mondo non sono altro che un’illusione.

Una risposta fin troppo semplice ad una domanda che non contempla alcuna risposta certa: la vita.

STRAPPARE LUNGO I BORDI - CURIOSITÀ SENZA SPOILER

  1. Tutti i personaggi della serie vengono doppiati da Zerocalcare tranne l’ armadillo, doppiato da Valerio Mastandrea. Tuttavia, con il trascorrere degli episodi, anche Sarah e Secco avranno una voce propria. Ma non ti svelo il motivo.
  2. Nella serie ci sono diverse citazioni visive di film e serie tv illustri tra cui Arancia Meccanica, Il Trono di Spade, Cast Away, L’attimo fuggente e Trainspotting.
  3. In uno spezzone si vede Zero intento a cercare una serie tv da iniziare: se metti pausa, ti renderai conto che tutti i titoli sono in realtà delle parodie degli stessi. Il mio preferito è quello riservato a Dark, intitolato “Nun ce capisci mai un cazzo”. Geniale.
  4. Strappare lungo i bordi è stata oggetto di discussione anche da parte dei media turchi. Il motivo? Una scena in cui si vede una bandiera curda appesa nella stanza del protagonista.
  5. All’inizio della serie viene rappresentato il primo incontro di Zero con Alice ad un concerto punk. Ad esibirsi sono i Klaxon, un gruppo realmente esistente così come quel concerto tenutosi al centro sociale La Strada, nell’hinterland romano. “Uno dei concerti che ricordo con più affetto”, ha dichiarato lo stesso Zerocalcare.
  6. L’intro della serie, invece, viene suonata da Giancane, cantautore e musicista romano.
  7. Strappare lungo i bordi ha vinto il Nastro d’Argento nella categoria “serie tv più innovativa”.

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