Ho ucciso mio padre

Ho ucciso mio padre

Non si può mai sapere cosa succede tra le mura di casa dei propri vicini e dopo aver visto Ho ucciso mio padre ne avrai l’ennesima conferma. La docuserie racconta...

Non si può mai sapere cosa succede tra le mura di casa dei propri vicini, e dopo aver visto Ho ucciso mio padre ne avrai l’ennesima conferma. La docuserie racconta la vicenda di Anthony Templet, un 17enne che confessa l’omicidio del padre nella telefonata per la richiesta dei soccorsi, subito dopo avergli sparato a sangue freddo.

La confessione sembra chiudere la questione, ma con l’avanzare delle indagini emergeranno alcune inquietanti informazioni sulla vita del ragazzo e sui soprusi perpetrati dal padre che porteranno gli inquirenti a porsi degli interrogativi su come gestire la situazione.

E, soprattutto, a prendersi delle grosse responsabilità.

Ho ucciso mio padre è una docuserie che parla di violenza domestica (fisica e psicologica). E di come il confine tra omicidio e legittima difesa possa essere estremamente sottile agli occhi della legge.

Se ti piacciono le storie di cronaca nera che presentano tante zone grigie (legali ed etiche), questa serie fa al caso tuo.

Su questa pagina troverai trama, recensione e alcuni aneddoti senza spoiler, così potrai saperne qualcosa in più prima di iniziarla.

Ho ucciso mio padre

Genere:
Docuserie Docuserie
Sensazioni:
Riflessione Riflessione Emozione Emozione Informazione Informazione
Su:
netflix
Cast:
Anthony Templet
Anthony Templet
Jarrett Ambeau
Jarrett Ambeau
Skye Borgman
Skye Borgman
Teresa Thompson
Teresa Thompson
Dana Cummings
Dana Cummings
Patricia Jenkins
Patricia Jenkins
Pubblicato il: 23/10/2022
Aggiornato il: 13/03/2024

HO UCCISO MIO PADRE - TRAMA SENZA SPOILER

“Nove uno uno, qual è l’emergenza?”

“Ho ucciso mio padre…che cos’altro devo dirle?”.

Sono le 3:15 del 3 giugno 2012 quando alla centrale di polizia della cittadina di Baton Rouge, in Louisiana, arriva questa inquietante telefonata da parte di un ragazzo.

Con voce fredda, distaccata, il ragazzo dichiara di aver sparato tre colpi di pistola al padre, anche se non è certo del numero preciso. E dice di chiamarsi Anthony Joseph Templet mentre aspetta placidamente l’arrivo dei poliziotti restando al telefono con l'operatore.

Una volta arrivati, il giovane offre la sua totale collaborazione continuando a non esibire alcun turbamento mentre lo portano in centrale: una reazione insolita per quella circostanza, rivela il sergente William Brown, autore dell'arresto.

È lo stesso sergente Brown, insieme ad un collega, ad essere il primo ad entrare nella scena del crimine.

Appena entrato, noterà la presenza di ben due pistole collocate in posizioni differenti: la prima appoggiata sopra una mensola in cucina, la seconda invece situata sul letto della camera padronale.

Subito dopo, le forze dell'ordine avranno modo di notare il corpo della vittima, Burt Templet, padre di Anthony, disteso sul corridoio in una pozzanghera di sangue.

L’uomo respira ancora al momento del sopralluogo ed i paramedici cercheranno un disperato tentativo di rianimazione portandolo in ospedale.

Quasi tre ore dopo la telefonata al 911, inizia l’interrogatorio di Anthony da parte del detective Greg Brown.

Il ragazzo non esiterà a parlare dell’accaduto.

Inizierà a raccontare del rapporto burrascoso con il padre e di come non perdesse occasione per insultarlo pesantemente, senza far emergere elementi che potessero giustificare un gesto così estremo.

Poi passa all’origine del litigio sfociato negli spari di pistola.

Anthony rivela che il padre sarebbe andato su tutte le ferie dopo aver appreso, spiando dal cellulare del ragazzo, di una telefonata tra lui e Susan, la matrigna con la quale Burt si era separato da 6 mesi.

Probabilmente non voleva sentirsi escluso”, rivela Anthony che nella docuserie partecipa in prima persona per raccontare la sua versione.

Ad ogni modo, sentendosi minacciato dall’ira del padre che lo stava aggredendo fisicamente, Anthony decide di usare la pistola.

Così gli spara addosso almeno tre colpi.

Tre giorni dopo, il 6 giugno 2012, Burt muore sul letto di ospedale e la posizione legale di Anthony peggiora radicalmente: adesso si tratta di omicidio.

Anthony, infatti, finisce in prigione e la cauzione viene fissata a 100 mila dollari.

Intanto, la notizia impazza sui telegiornali ed inizia la caccia alle informazioni da parte di giornalisti e investigatori del procuratore per fare chiarezza sull’accaduto.

In un primo momento, infatti, la storia viene percepita dall’opinione pubblica e dagli inquirenti come la reazione di un ragazzino viziato incapace di provare emozioni.

Un ragazzo taciturno, come viene descritto da conoscenti e familiari di Anthony.

In altre parole: un sociopatico diventato un killer a sangue freddo alla prima occasione buona.

Tuttavia, grazie al supporto di Jarrett Ambeau, suo avvocato, Elena Fennell, conoscente del ragazzo, e Shayna Landry, ricercatrice di Dna/Genealogia, verranno a galla dei dettagli sempre più strani e scioccanti sul passato familiare del ragazzo, oltre ad informazioni inquietanti su Burt e sui comportamenti violenti e da maniaco del controllo che riservava alle persone che gli stavano accanto, a partire dal figlio.

Ma non è tutto.

Dopo aver scavato a fondo nella storia dei Templet, si delineerà un quadro davvero pazzesco ed inaspettato. Impensabile all’inizio.

Le nuove informazioni saranno talmente sconvolgenti che metteranno in discussione i giudizi della gente e soprattutto la posizione degli inquirenti, chiamati ad una valutazione giuridica estremamente complessa.

E a fare delle scelte al limite delle proprie autorità che avranno un impatto decisivo sul destino del ragazzo.

HO UCCISO MIO PADRE - RECENSIONE SENZA SPOILER

Ho ucciso mio padre è una docuserie che ti fa pensare a come sia possibile che certe cose avvengano ancora ai giorni nostri. E che accende i riflettori sulle tante sfumature della violenza domestica: dalla violenza fisica e verbale alle forme più subdole di sopraffazione, come la privazione dell’educazione scolastica, della socialità e - di conseguenza - della capacità stessa di saper riconoscere gli abusi.

La vicenda è toccante dal punto di vista emotivo perché dissacra il rapporto padre-figlio fino alle conseguenze più estreme, sfociando in una storia in cui perdono tutti, ma è anche particolarmente intrigante dal punto di vista giuridico.

In una situazione del genere, qual è il confine tra omicidio volontario, omicidio preterintenzionale, omicidio colposo e legittima difesa?

Nonostante le discriminanti delle due pistole e dei tre colpi sparati, la dinamica dell’alterco tra Anthony e il padre può teoricamente rientrare in tutte e quattro le casistiche, con la piccola grande differenza che in Louisiana la prima eventualità prevede l’ergastolo, la seconda fino a 40 anni di prigione, la terza la condizionale e la quarta l’innocenza.

Insomma, gli inquirenti sono stati chiamati ad affrontare una questione piuttosto spinosa, valutando approfonditamente la singolarità del caso.

Inoltre, la reazione di Anthony induce a porsi dei quesiti etico-giuridici che non prevedono risposte certe.

Domande del tipo: esiste un abuso che possa giustificare una reazione simile? Qual è il livello di minaccia per la propria incolumità per cui può essere moralmente legittimo difendersi fino a sparare? E soprattutto, dove finisce la percezione del pericolo ed inizia il pericolo vero e proprio?

In altre parole: Anthony stava davvero correndo il rischio di essere ammazzato dal padre oppure sparare è stata l’estrema reazione dopo una vita traumatica?

La questione gira tutto intorno a questo confine molto sottile.

Dal punto di vista dell’impianto filmico, la docuserie segue il classico canovaccio della ricostruzione cronologica degli eventi. Si parte con la telefonata al 911 per arrivare pian piano ai risvolti della storia e alla decisione finale degli inquirenti, raccogliendo le testimonianze di tutte le persone coinvolte.

A partire da Anthony.

In definitiva, Ho ucciso mio padre ripercorre una triste vicenda di cronaca nera senza speranze.

Un padre che anestetizza emotivamente e fisicamente un figlio per controllarlo; un figlio che deve fare i conti con i suoi traumi e che rischia di andare in galera a vita.

Forse sarà pur vero che le colpe dei padri ricadono spesso sui figli, ma è altrettanto vero che ciò può essere profondamente ingiusto e crudele.

Questo viene detto molto più raramente: ci pensa questa triste storia a ribadirlo.

HO UCCISO MIO PADRE - CURIOSITÀ SENZA SPOILER

  1. Anthony Templet partecipa in prima persona alla docuserie. Ad accompagnare la sua ricostruzione insieme alle voci di tutti gli altri protagonisti coinvolti, ad eccezione di Burt per ovvi motivi, ci sono anche filmati inediti di Anthony girati durante le varie fasi dei procedimenti giudiziari. Il finale è da brividi.
  2. Come ribadisce l’avvocato di Anthony, Jarrett Ambeau, quello della Louisiana è uno degli Stati americani con il maggiore tasso di delinquenza e reati penali. Alla base di questo trend, secondo il difensore di Templet, alcune motivazioni di matrice sociologica.
  3. A proposito di Jarrett Ambeau: ha accettato il caso di Anthony senza intascare alcun soldo.
  4. I Templet vivevano in quartiere benestante e Burt guadagnava 100 dollari l’ora grazie al suo lavoro di ingegnere di gestione delle imprese.
  5. Anthony avrebbe visto e apprezzato la docuserie, a detta del regista Skye Borgman.

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