Sunderland 'Til I Die

Sunderland 'Til I Die

Sunderland ‘Til I Die non è l’ennesimo documentario sul calcio. Non è il solito racconto sul campione che in fondo è un uomo semplice e che ogni tanto si...

Sunderland ‘Til I Die non è l’ennesimo documentario sul calcio. Non è il solito racconto sul campione che in fondo è un uomo semplice e che ogni tanto si scomoda persino di andare a fare la spesa. Non è neanche la cronaca di un trionfo sportivo e di come il successo sia il frutto del duro lavoro di squadra.

Al contrario, Sunderland ‘Til I Die evidenzia che il duro lavoro non è sempre sufficiente ad ottenere buoni risultati. E che il calcio, quando vuole, sa essere davvero beffardo.

Ma non solo. Questa innovativa docuserie, che a tratti è un vero e proprio reality, pone l’accento sul vero motore del calcio: la passione dei tifosi. Una passione che nello specifico si riferisce ai tifosi del Sunderland, ma nella quale si possono rispecchiare tanti seguaci di questo sport.

Se vuoi sapere di cosa parla Sunderland ‘Til I Die, senza rischio spoiler, sei nel posto giusto.

Sunderland 'Til I Die

Genere:
Docuserie Docuserie
Sensazioni:
Emozione Emozione
Su:
netflix
Cast:
Nick Barnes
Nick Barnes
Aiden McGeady
Aiden McGeady
George Honeyman
George Honeyman
Peter Farrer
Peter Farrer
Robbin Ruiter
Robbin Ruiter
Lee Cattermole
Lee Cattermole
Bryan Oviedo
Bryan Oviedo
Myles Judd
Myles Judd
Jonna McIver
Jonna McIver
David Soutar
David Soutar
Benedict Adams
Benedict Adams
Charles Kinross
Charles Kinross
Itamar Klasmer
Itamar Klasmer
Aggiornato il: 22/12/2024

SUNDERLAND 'TIL I DIE - TRAMA

Inghilterra, stagione calcistica 2017-18. Dopo tanti anni di militanza in Premier League, il Sunderland si appresta ad affrontare la seconda divisione del campionato inglese.

Il club, abbandonato finanziariamente dal presidente Ellis Short, apre (o meglio, spalanca) le porte di spogliatoi e sede societaria alle telecamere con l'intento di far documentare la sua inusuale apparizione in Championship, la Serie B inglese.

La trama entra subito nel vivo quando la prospettiva di un campionato di transizione prima del glorioso ritorno in Premier si trasforma in un incubo che vede il Sunderland incredibilmente coinvolto nella lotta per non retrocedere nella League One, la Lega Pro inglese.

La stagione sembra assumere subito i contorni dello psicodramma sportivo, come emergerà dalle testimonianze dei diretti interessati che, partita dopo partita, si raccontano alle telecamere senza freni.

Dai calciatori che manifestano perplessità sui metodi di allenamento del mister e dello staff al dirigente che all’ultimo istante di calciomercato, dopo aver ricevuto un “no” inaspettato, chiede quasi in lacrime di spegnere le telecamere.

Ci sono aspetti che solitamente vengono estromessi dal racconto ufficiale dei club

Ad esempio, le bizze dell’esubero fuori rosa strapagato che non ha alcuna voglia di rinunciare al suo stipendio per aiutare la società in dissesto finanziario. Ma anche le confessioni del numero 10 della squadra, il classico calciatore tecnicamente dotato ma un po’ fragile, che ammette di aver paura di “non essere all’altezza delle aspettative”.

Tuttavia, gli indiscussi protagonisti sono i tifosi, semplicemente fantastici nella loro giostra di emozioni, con euforia e frustrazione che si alternano senza soluzione di continuità.

Loro resteranno sempre lì, a sostenere i propri colori, finché morte non li separi. E talvolta anche oltre, come testimonia un impresario funebre che commenta sarcasticamente (ma neanche troppo) la scelta di essere seppelliti dentro le bare biancorosse da parte di alcuni tifosi che, evidentemente, quando erano in vita“ci tenevano parecchio”.

Sunderland ‘Til I Die è un racconto autentico e innovativo, con una fotografia e una post-produzione eccellente.

Merita di essere visto non solo da chi ama il calcio o da chi lavora nell’ambito della comunicazione sportiva, ma anche da chi non segue questo sport ed è semplicemente incuriosito dalla capacità del pallone di persuadere milioni di persone.

SUNDERLAND 'TIL I DIE - RECENSIONE SENZA SPOILER

Raccontare una partita di calcio è relativamente semplice, raccontare il calcio è un’altra cosa.

Sunderland ‘Til I Die è più di una dichiarazione d’amore nei confronti di una squadra di calcio. Come affermava Bill Shankly, uno degli allenatori britannici più amati nella storia (soprattutto dai tifosi del Liverpool), “il calcio non è una questione di vita o di morte: è molto, molto di più” .

Una dichiarazione dai toni esasperati per chi non segue questo sport o per chi lo segue senza particolare trasporto. Per tanti altri, come ad esempio la comunità di Sunderland, città situata nel nord-est dell’Inghilterra, composta perlopiù da persone appartenenti alla classe operaia, il calcio e la squadra locale rappresentano un vero e proprio stile di vita.

Sunderland ‘Til I Die è soprattutto un racconto innovativo, tanto nello stile quanto nei contenuti

In un contesto dove la comunicazione del calcio e sul calcio è fin troppo spesso piatta, standardizzata, piuttosto banale, questa docuserie prodotta dalla Fulwell 73 cambia le carte in tavola.

Da una parte accende i riflettori sul reale punto di vista di chi lavora nel mondo del football (senza l’apparente mediazione degli uffici stampa), dall’altra fotografa l’importanza che il calcio assume per la vita dei tifosi, il cui stato d’animo risulta in totale simbiosi con l’esito sportivo della propria squadra del cuore.

Passando tra le testimonianze della dirigenza, dell’allenatore, dello staff, dei tifosi e dei commercianti della zona, in Sunderland ‘Til I Die gli spettatori vengono proiettati nel backstage di un club importante impegnato nella suar outine quotidiana che prevede la pianificazione delle sessioni di allenamento, la gestione dei problemi disciplinari degli atleti e le relazioni con la tifoseria e gli sponsor.

Particolarmente interessante il racconto del calciomercato dall’inedita prospettiva della dirigenza alle prese con le bizze dei procuratori e le difficoltà finanziarie della società.

Sunderland ‘Til I Die è tante cose, ma è soprattutto una fotografia sociale del fenomeno calcio e del tifo odierno in Inghilterra.

Se fino agli inizi degli anni duemila i documentari sul calcio inglese si soffermavano soprattutto sul fenomeno degli hooligans, Sunderland ‘Til I Die è il riscatto dell’immagine dei supporters inglesi agli occhi del mondo.

Quello descritto dalla docuserie è un modello di tifo sano, invidiabile, all’insegna dell’autentica passione per i propri colori

I pub non vengono più raccontati come scenari di guerriglia urbana, ma come luoghi di culto dove i tifosi si riuniscono per compiere rituali collettivi di condivisione ed evocazione della propria fede. Perché per la comunità di Sunderland, così come per tante altre realtà, fede calcistica e fede religiosa vanno di pari passo in una costante commistione tra sacro e profano.

Non a caso, Sunderland ‘Til I Die si apre con una funzione indetta dal parroco affinché si preghi per il Sunderland Football Club e per la città, quasi come se si trattasse di una cosa sola. I fedeli, intanto, ascoltano la liturgia e pregano in tenuta da stadio, con tanto di sciarpe e divise ufficiali.

Insomma, non sembra emergere alcuna differenza tra la parrocchia e gli spalti dello Stadium of Light. Manco a sottolinearlo, il nome dello stadio del Sunderland fa riferimento esplicito alla luce. Che rappresenti un’allusione alla luce divina – dopo aver visto questa docuserie – potrebbe non apparire come uno sforzo di fantasia.

In un momento storico in cui il calcio si è ridotto ad un business multimilionario, manovrato prevalentemente da logiche economiche ed aziendali, Sunderland ‘Til I Die ricongiunge il pallone con i sentimenti ed i valori che hanno portato i nostri nonni e i nostri padri ad innamorarsene.

Potranno andar via i presidenti, gli allenatori e i calciatori. Le stagioni potranno non rispondere alle aspettative, le gestioni societarie potranno essere scellerate e qualche giocatore potrà rappresentare una delusione a livello umano.

Ma la maglia resta incondizionatamente degna di essere amata. Fino alla morte.

SUNDERLAND 'TIL I DIE - CURIOSITÀ SENZA SPOILER

  1. Le riprese della docuserie, realizzate dalla Fulwell 73, sono state autorizzate dal presidente del club, Ellis Short. L’idea del proprietario era di mettere in vetrina il club per cercare nuovi acquirenti.
  2. Non è il primo documentario dedicato al Sunderland F.C. La squadra, infatti, era già stata al centro di altri due documentari, ovvero Premier Passions, trasmesso dalla BBC nel 1998 e diretto da John Alexander, curiosamente un tifoso del Newcastle, squadra non vista di buon occhio dalla tifoseria del Sunderland (entrambe le città sono situate nel nord est d’Inghilterra, c’è una rivalità da derby). Premier Passions documentò la stagione del Sunderland 96-97, l’anno dopo la storica promozione in Premier League, ed il sequel Premier Pressure, trasmesso nel 1999.
  3. Alcuni dei tifosi che intervengono nella serie sono stati sorteggiati dalla lista di abbonati e tra i titolari dei biglietti della stagione in corso. Questi spettatori, insieme ad altri sostenitori, hanno partecipato alla proiezione del primo episodio presso il Sunderland Empire Theatre.
  4. La bellissima sigla iniziale di Sunderland ‘Til I Die è Shipyards dei The Lake Poets. Gli shipyards sono i cantieri navali ed il testo è un inno alla classe operaia. Le immagini dell’intro mostrano alcune delle principali icone della città di Sunderland, calcistiche e non.

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