
Sanpa
Controverso crudo e fortemente divisivo: Sanpa racconta le origini di San Patrignano una delle comunità di recupero per tossicodipendenti più famose al mondo. E soprattutto racconta la storia del suo...
Controverso, crudo e fortemente divisivo: Sanpa racconta le origini di San Patrignano, una delle comunità di recupero per tossicodipendenti più famose al mondo. E, soprattutto, racconta la storia del suo fondatore, Vincenzo Muccioli, protagonista assoluto di questa docuserie targata Netflix.
Tra luci ed ombre, come suggerisce il titolo per esteso.
La ricostruzione storica è affidata alle testimonianze di alcuni ex ospiti della struttura e ad altre personalità coinvolte nelle vicende della comunità, tra cui giornalisti favorevoli e contrari ai metodi terapeutici adottati da Muccioli.
Testimoni sia diretti come Andrea Muccioli, figlio di Vincenzo, sia indiretti come il giudice Vincenzo Andreucci, autore di alcune disposizioni su San Patrignano. Inoltre non mancano filmati d’epoca ed interviste di repertorio allo stesso fondatore di San Patrignano.
Se hai sentito parlare di Sanpa, ma prima di iniziarlo vuoi saperne qualcosa in più, sei nel posto giusto. Su questa pagina troverai trama, recensione e curiosità rigorosamente senza spoiler.
- Genere:
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Docuserie
- Sensazioni:
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Riflessione
Informazione
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Sanpa
SANPA - TRAMA SENZA SPOILER
L’Italia degli anni ‘70 è scenario di sparatorie, attentati politici e manifestazioni studentesche. Sono gli “anni di piombo”, ma anche gli anni della disillusione ideologica dovuta alla morte di quelle utopie che nel decennio precedente avevano animato la speranza di migliaia di giovani di costruire un mondo migliore.
In questo clima di incertezze e disgregazione identitaria, i vicoli e le piazze di tutto il Paese iniziano a schiumare una sostanza sintetica che funge da consolazione per una generazione disincantata: l’eroina.
Complice una scarsa conoscenza sulle ripercussioni di questa sostanza sull'organismo, questa nuova droga diventa progressivamente una specie di moda.
I giovani iniziano a drogarsi per le ragioni più disparate
Chi per motivi sentimentali, tra cui Antonella De Stefani, ex ospite della comunità che racconta di essere caduta nel tunnel della droga perché innamorata di un ragazzo tossicodipendente.
Chi, invece, per emulare le rockstar come Walter Delogu, autista personale e guardia del corpo di Vincenzo Muccioli, che inizia a drogarsi nel mito di Lou Reed.
E chi si buca per la prima volta durante un incontro sessuale con la ragazza dei propri sogni: preliminare che costerà la dipendenza a Fabio Cantelli, autore della testimonianza più cruda, emozionante e probabilmente imparziale raccolta in Sanpa.
In questo contesto dove l’approccio istituzionale al problema della tossicodipendenza risultava debole, approssimativo e poco strutturato, Vincenzo Muccioli converte l’azienda agricola di famiglia e fonda la comunità di San Patrignano sopra una collina in provincia di Rimini.
La trama di Sanpa parte esattamente da qui
Gli intervistati iniziano a parlare del contesto nazionale e delle origini di San Patrignano, ognuno con il proprio punto di vista.
Andrea Muccioli pone l’accento sull’aspetto filantropico dell’iniziativa del padre.
Antonio Boschini, attuale responsabile terapeutico della comunità ed ex ospite della struttura, sottolinea la bontà del progetto seppur l’approccio - almeno inizialmente - non fosse prettamente medico-scientifico, ma caratterizzato da vita bucolica e lavori agricoli.
D’altro avviso, invece, il giornalista Luciano Nigro, autore di alcuni articoli piuttosto critici nei confronti dei metodi eccessivamente violenti adottati a San Patrignano. Nigro parla anche dei fallimenti imprenditoriali di Muccioli prima di fondare la comunità (“veniva considerato un truffatorello”).
Sulla stessa lunghezza d'onda si pone anche l’ex sindaco di Coriano, Sergio Pierini, che racconta un aneddoto secondo il quale Muccioli avrebbe ingerito una cambiale davanti al cassiere della banca.
La docuserie si divide in cinque capitoli: nascita, crescita, fama, declino e caduta
Come emerge dalle varie testimonianze, la definitiva consacrazione pubblica di San Patrignano avverrà in corrispondenza di uno dei capitoli più controversi della storia della comunità: il processo delle catene.
Nello specifico, Vincenzo Muccioli viene accusato di sequestro di persona da un’ospite della struttura che racconterà alla polizia di essere stata incatenata insieme ad altre persone.
Accuse che, paradossalmente, rafforzeranno il consenso popolare della comunità e del suo fondatore.
Le posizioni di Muccioli, infatti, troveranno appoggio dalla grande maggioranza dell’opinione pubblica. E, soprattutto, di centinaia di genitori disperati per la tossicodipendenza dei propri figli, tra cui personaggi famosi come Paolo Villaggio, il quale chiederà a Muccioli di aiutare il figlio Piero.
Durante il processo, Muccioli acquisirà un’inaspettata fama diventando uno dei personaggi più popolari del Paese.
Successivamente, San Patrignano diventerà un punto di riferimento anche per lo Stato.
“Per fare del bene, puoi usare qualunque metodo? Non c’è nessun limite?” , il quesito posto da Luciano Nigro, invece, sintetizza perfettamente la posizione critica rispetto all’approccio terapeutico arcaico intrapreso nella comunità.
Sanpa non parla soltanto di Vincenzo Muccioli e della comunità di San Patrignano
La serie ripercorre la storia della comunità ed esprime giudizi sui metodi di Muccioli riproponendo fatti di cronaca, risultati ottenuti e accendendo i fari sulle controversie di un metodo improvvisato e, almeno agli albori, privo di una metodica medico-scientifica.
SANPA - RECENSIONE SENZA SPOILER
Sanpa è una vivisezione filmica di San Patrignano. E della storia personale di Vincenzo Muccioli, carismatico e ambiguo fondatore del centro di recupero per tossicodipendenti più grande d'Europa.
Nonostante le accuse di faziosità anti-Muccioli mosse dai sostenitori di San Patrignano, compreso qualcuno che ha partecipato alla docuserie e che forse immaginava un prodotto finale leggermente sbilanciato verso l’elogio della comunità, Sanpa offre allo spettatore la possibilità di farsi un giudizio del tutto personale sulla questione.
Il racconto, infatti, segue un canovaccio chiaro e giornalisticamente corretto: ogni sequenza parte dalla cronaca degli eventi più significativi della comunità e prosegue con le testimonianze dirette degli intervistati.
A questo, si aggiungono alcuni aneddoti personali che conferiscono alla trama uno spiccato spessore emotivo, merito soprattutto delle storie di riscatto di Fabio Cantelli e Antonio Boschini, ma anche di quelle irrisolte di Sebastiano Berla, fratello gemello di Natalia, e Giuseppe Maranzano, figlio di Roberto.
L’approccio di chi ha realizzato la docuserie risulta equilibrato
ognuno degli intervistati, indipendentemente dallo “schieramento” pro o contro Muccioli, ha potuto godere del medesimo spazio.
Seppur la sceneggiatura, così come tutti i documentari moderni, preveda una struttura quasi cinematografica che sembra scandire due intenzioni narrative distinte e separate messe intenzionalmente in sequenza al servizio del racconto, a discapito di un pizzico di autenticità.
Non a caso, all’inizio viene posto l’accento sulla “luce” di San Patrignano, quindi sul Muccioli che salva i tossicodipendenti da morte certa e che restituisce loro una dignità e uno scopo nella vita. Successivamente, in maniera progressiva, la luce lascia spazio alle ombre sui metodi di recupero (violenza fisica, catene, isolamenti coatti ecc.) e su alcuni episodi piuttosto controversi.
Restando nella metafora della luminosità, si assiste ad un graduale calo di corrente.
Nonostante l'artificio narrativo, l'evoluzione del racconto risulta naturale
Complici le risposte non molto convincenti, o quantomeno vaghe, degli intervistati pro Muccioli quando si toccano determinati argomenti. Oltre al fatto che diversi personaggi coinvolti nelle vicende più oscure non hanno potuto o voluto partecipare alla serie, come si apprende dai titoli di coda dell’ultimo episodio.
Sì, Sanpa può anche essere considerato una sorta di processo pubblico alla comunità di San Patrignano e a Vincenzo Muccioli, ma si tratta di un processo senza condanna.
C’è chi accusa, chi difende, chi fa allusioni, ma alla fine sarà soltanto lo spettatore a confezionare la propria sentenza.
Sanpa è anche uno scontro frontale tra due diversi approcci pedagogici, ancor prima che terapeutici: la disciplina del “pugno duro” di Muccioli contro la visione progressista dei suoi oppositori.
Ma qual è l’approccio migliore per aiutare un tossicodipendente? Questa, in fin dei conti, è la questione cardine alla base della discussione tra pro e contro Muccioli.
Probabilmente la risposta sta nel mezzo
Come dice lo stesso Cantelli in un passaggio molto lucido sulla questione, esistono delle “zone grigie”, ed è in questi territori inesplorati che si deve avere il coraggio di mettere in discussione le proprie convinzioni.
Per quanto riguarda lo stile, a parte l’involontaria ironia della musica della sigla che ricorda vagamente quella dell’intro di Narcos, serie tv di Netflix su Pablo Escobar, le scelte di regia, fotografia e montaggio sono calzanti e conferiscono al racconto un ritmo che riesce a tenere sulle spine lo spettatore.
Una puntata tira l’altra e alla fine, quasi di inerzia, andrai su Google per approfondire quanto appena visto; dopotutto, questo è uno dei test probanti per valutare se un documentario sia riuscito o meno.
SANPA - CURIOSITÀ SENZA SPOILER
- Come facilmente prevedibile, San Patrignano si è completamente dissociata dalla ricostruzione della docuserie affidando la sua posizione ad un comunicato stampa in cui definisce il racconto “ sommario e parziale, con una narrazione che si focalizza in prevalenza sulle testimonianze di detrattori". Andrea Muccioli, figlio di Vincenzo, ai microfoni del Corriere ha definito il documentario “pura e semplice fiction” sottolineando come sia stato costruito ad hoc per alterare gli eventi e, soprattutto, la figura di suo padre.
- Antonio Boschini, attuale responsabile terapeutico della struttura, pur apprezzando la qualità della produzione di Sanpa, ha definito questa docuserie - sempre al Corriere - un’occasione persa in quanto emerge una netta prevalenza delle ombre rispetto alle luci di San Patrignano.
- Dello stesso avviso anche Letizia Moratti: “Non aver raccontato nessuna delle storie di fragilità che poi sono diventate forza e vita piena è stata un’occasione persa ”, ha riferito al Corriere.
- Dopo aver lavorato come portavoce ufficiale di Vincenzo Muccioli e della comunità, Fabio Cantelli ha continuato a lavorare nel terzo settore ed oggi è il vice presidente del gruppo Abele, onlus fondata da Don Luigi Ciotti. Il suo libro autobiografico, “La quiete sotto la pelle”, pubblicato nel 1996 - di cui fa menzione anche in Sanpa quando racconta di aver subito una pubblica umiliazione da parte di Muccioli dopo avergli consegnato gli scritti - è stato oggetto di un’accesa asta tra otto case editrici.
- All’interno della struttura, uomini e donne dovevano dormire in ambienti separati. Potevano sposarsi, ma soltanto previa approvazione di Vincenzo Muccioli. Cosa accaduta per Walter Delogu, ex ospite di San Patrignano ed autista personale di Muccioli, e la compagna Tiziana. Dalla loro relazione nascerà Andrea Delogu, nota conduttrice televisiva e radiofonica. In Sanpa, è la stessa Andrea a raccontare di essere cresciuta all’interno della comunità in un ambiente libero e felice.
- Tra i giornalisti a schierarsi pubblicamente in favore del fondatore di San Patrignano spicca Red Ronnie, autore di una testimonianza raccolta nella serie. E, soprattutto, Indro Montanelli che - in un’intervista di repertorio - definisce i metodi di Muccioli necessari in quanto “l’educazione, qualche volta, è anche crudeltà”.
- Pare che i Moratti abbiano donato a San Patrignano una cifra che si aggiri attorno ai 280 milioni di euro: ad affermarlo è lo stesso Andrea Muccioli, rimasto a capo della comunità fino al 2011. Successivamente, il figlio del fondatore è stato estromesso dal centro per mano dei finanziatori, tra cui gli stessi Moratti. Almeno questa è la sua versione, come emerge da un’intervista riportata dal Fatto Quotidiano.
- San Patrignano è la comunità di recupero per tossicodipendenti più grande d'Europa: si estende per circa 20 ettari e attualmente ospita circa 1.200 persone.