Marilyn Manson e le serie tv: i 3 momenti migliori

13/07/2021 - 12:17

La rockstar ha un rapporto intenso e continuativo con gli show televisivi, ma ha dato il meglio di sé in tre occasioni. Ecco quali.

Poche altre rockstar hanno un rapporto con le serie tv come Marilyn Manson. Anzi, mi correggo: nessuna. L’eccentrico rocker statunitense ha dimostrato a più riprese di sentirsi a proprio agio davanti alla telecamera. E disaper interpretare in maniera egregia vari ruoli: soprattutto se stesso.

A volte in chiave ironica. Altre volte esasperando l’immagine che si è costruito in tanti anni di carriera, ovvero quella di artista politicamente e moralmente scorretto che strizza l’occhio al satanismo.

Intendiamoci, certamente non stiamo parlando di un chierichetto che aiuta le vecchiette ad attraversare la strada, ma si è trattata perlopiù di una vincente trovata di marketing e nient’altro.

Marilyn Manson l’ha saputa sfruttare alla grande in ambito musicale e, successivamente, in quello televisivo, rendendosi protagonista di camei al limite del leggendario.

Tra le sue numerose apparizioni seriali, ho selezionate quelle che a mio avviso sono le tre migliori in assoluto.

3. The New Pope: l’incontro tra Marilyn Manson e il Papa

Tre minuti esilaranti. Surreali e provocatori, così come soltanto il genio di Paolo Sorrentino poteva concepire. L’incontro tra Marilyn Manson e Giovanni Paolo III che apre il quarto episodio di The New Pope - secondo capitolo di The Young Pope - è molto di più del confronto tra sacro e profano o del classico ribaltamento dei ruoli. Un approccio del genere, diciamocelo, sarebbe stato alquanto scontato.

Qui, invece, si vede un pacato Marilyn Manson, nei panni di se stesso, chiacchierare amabilmente con Giovanni Paolo III nella sala papale come una persona qualsiasi di mezza età che fuori alla fermata dell’autobus deve far trascorrere un po’ di tempo. Tra Manson che mostra le foto di sua nipote sullo smartphone, i classici convenevoli tra due persone ben educate, l’imbarazzo per i momenti di silenzio e la confidenza che cresce sempre di più con il passare del tempo.

Fino a quando la rockstar, con il candore quasi fanciullesco che soltanto uno sconosciuto senza peli sulla lingua può riservare al proprio interlocutore, darà un prezioso consiglio al pontefice.

2. Californication: Marilyn Manson e la lezione di un papà ad una figlia

Regola numero 1 del manuale del buon padre: un’idea educativa apparentemente folle può rivelarsi ancora più folle di quanto possa sembrare già all’inizio. E portare la propria figlia, aspirante rockstar sedotta da droga e alcolici,a conoscere Marilyn Manson, suo idolo, sperando in una lezione di vita che la riporti sulla “retta via” può tranquillamente annoverarsi tra le iniziative paterne più strampalate della storia delle serie tv.

Il promotore di questa bizzarra idea è il protagonista di Californication, Hank Moody, convinto che dietro al personaggio eccentrico di Marilyn Manson si celasse un modello positivo. Un professionista serio, dedito alla musica. Ecco perché nel settimo episodio della sesta stagione intitolato “The Dope Show”, Hank esaudirà il sogno della figlia Becca. Il piano, però, si rivelerà subito un boomerang sin da quando Manson si presenterà ai due ospiti con un aggeggio per sniffare cocaina appoggiato dietro all’orecchio , invitando Hank a sballarsi in sua compagnia e incrementando ulteriormente l’ammirazione di Becca.

Le cose, in maniera rocambolesca, riusciranno ad aggiustarsi e l’incontro con la rockstar insegnerà qualcosa di molto importante alla giovane ragazza.

1. Sons of Anarchy: un Marilyn Manson suprematista e viscido

Probabilmente è la migliore performance recitativa di Marilyn Manson in una serie tv. Innanzitutto, perché non interpreta sé stesso, ma il personaggio di Ron Tully, il leader di un gruppo di suprematisti bianchi in prigione. Poi la sua partecipazione a Sons of Anarchy non si limita ad un semplice cameo: la rockstar avrà un ruolo determinante in tutta la settima stagione.

Quello che impressiona della sua interpretazione è soprattutto la disinvoltura con la quale riesce a conferire al personaggio tutta la sua complessità, quasi come se fosse un attore navigato. Placido e subdolo, manipolatore ed esecutore, razionale e completamente folle. E lo fa con una naturalezza tale da spingere lo spettatore a due riflessioni. La prima: che forse avrebbe dovuto puntare con maggiore impulso alla carriera di attore. La seconda: che ci stia nascondendo qualcosa di molto inquietante.

Insomma, da tutte le sue comparsate - incluse quelle non menzionate - emerge un aspetto inedito di Marilyn Manson. Un lato spassoso spesso sopito dall’immagine di rockstar anticonformista e provocatoria che si è costruito durante la sua carriera musicale.

Invece, ne viene fuori una persona abile a cavalcare la percezione (spesso spropositata) che l’opinione pubblica si è fatta di lui. Ironica e autoironica che diverte e si diverte.

E noi insieme a lui.

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